Cicerone, dal De Amicitia 19,67 

Riprendiamo il nostro cammino nell’ ambito delle frasi latine, assunte come massime di saggezza.

In questo articolo, è la volta di Cicerone.

verum illud est, quod dicitur, multos modios salis simul edendos esse, ut amicitiae munus expletum sit.

è vera quella cosa che si dice, cioè che si devono mangiare insieme molti moggi di sale, affinchè sia compiuto il dovere dell’amicizia.

Con la frase, Cicerone vuole intendere che lungo è il percorso per cementare un’amicizia. In questo caso è la consuetudine di stare inseme a «mangiare» molte quantità di sale (moggio è un’antica unità di misura) a realizzare il dono dell’amicizia e a compiere il dovere che questo legame ci impone.

Grammatica:

«salis» è genitivo della terza declinazione (sal, salis)

«edendos esse» è perifrastica passiva, espressione che in latino indica «dovere».

«munus» è nominativo neutro della terza declinazione (munus, muneris)

«ut» è l’elemento introduttore della proposizione finale.

Lessico:

Molto interessante è in latino il significato del termine «munus». Può significare

  • dovere, obbligo
  • dono, regalo

 

Continuiamo a cogliere i frutti della saggezza latina nelle considerazioni sull’amicizia. Questa volta citiamo una frase di Seneca, autore fra i più letti e studiati nella latinità, che abbiamo già incontrato in questi articoli, a proposito di un altro argomento.

Seneca, Epistulae morales ad Lucilium, IV, 35

Amicitia semper prodest, amor aliquando etiam nocet.

L’amicizia è sempre utile, l’amore a volte può anche nuocere.

Le Epistulae ad Lucilium sono una raccolta di lettere particolari, perché non destinate all’invio, ma generalmente alla lettura, che Seneca dedica all’amico Lucilio. La frase di Seneca è tratta dal contesto di una di tali lettere, in cui egli invita l’amico a maturare, perché solo con progresso personale e inviduale si può diventare amici. Infatti si può provare affetto ed amare, senza che per questo si sia amici. Ecco perché l’amore, inteso come affetto, può presentare aspetti anche aspetti negativi. Uno di questi potrebbe essere il fatto che l’amore coinvolge la sfera affettiva e irrazionale, e quindi è difficilmente controllabile.

Ovidio, Tristia I, 1, 39-40

Donec eris felix, multos numerabis amicos, tempora si fuerint nubila, solus eris

Finchè sarai felice conterai molti amici, ma se i tempi si faranno oscuri, rimarrai solo.

La massima costituisce il fondamento della saggezza popolare e si cita nei casi di disgrazie, ma soprattutto nelle frequenti delusioni prodotte dall’amicizia. Il riferimento potrebbe essere anche alla personale condizione di vita di Ovidio, il quale fu condannato da Augusto ad andarsene in esilio a Tomi sul Mar Nero dove sarebbe morto senza rivedere Roma, e dove avrebbe composto l’opera «Tristia», ormai caduto in disgrazia e abbandonato da tutti.

 

Cicerone, De amicitia , 47

Solem  e mundo tollere videntur, qui amicitiam e vita tollunt

Sembra che tolgano il sole dal mondo coloro che sottraggono alla vita l’amicizia.

La frase non ha certamente bisogno di commenti. Più avanti Cicerone continua dicendo che da parte degli dèi immortali non possediamo nulla di meglio e di più piacevole.

Valete !

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