Analisi testuale e contestuale

Cicerone, In Catilinam 4, 2-3

[1]Ego multa tacui, multa pertuli, multa concessi, multa meo quodam dolore in vestro timore sanavi. [2]Nunc si hunc exitum consulatus mei di inmortales esse voluerunt, ut vos populumque Romanum ex caede miserrima, coniuges liberosque vestros virginesque Vestales ex acerbissima vexatione, templa atque delubra, hanc pulcherrimam patriam omnium nostrum ex foedissima flamma, totam Italiam ex bello et vastitate eriperem, quaecumque mihi uni proponetur fortuna, subeatur. [3] Etenim, si P. Lentulus suum nomen inductus a vatibus fatale ad perniciem rei publicae fore putavit, cur ego non laeter meum consulatum ad salutem populi Romani prope fatalem extitisse? [4] Quare, patres conscripti, consulite vobis, prospicite patriae, conservate vos, coniuges, liberos fortunasque vestras, populi Romani nomen salutemque defendite; mihi parcere ac de me cogitare desinite. [5] Nam primum debeo sperare omnis deos, qui huic urbi praesident, pro eo mihi, ac mereor, relaturos esse gratiam; [6] deinde, si quid obtigerit, aequo animo paratoque moriar.

ANALISI TESTUALE

periodo [1] – Il periodo è formato da verbi in rapida successione, tutti perfetti (tacui, pertuli, concessi, sanavi) legati tra loro per asindeto.

periodo [2] – Si tratta di un periodo complesso formato da

  • un’ipotetica (protasi) della realtà (si…voluerunt )
  • una completiva dichiarativa (ut….eriperem ), all’interno della quale troviamo un’ampia serie di complementi oggetto (vos / populum Romanum/ coniuges / liberos / virgines Vestales/ totam Italiam )
  • una relativa (quaecumque…proponetur )
  • la principale (subeatur), che è anche l’apodosi del periodo ipotetico, col verbo al congiuntivo esortativo.

periodo [3] – Il periodo è formato da

  • un’ ipotetica (protasi) della realtà (si…putavit)
  • un’ infinitiva racchiusa tra «si» e «putavit» (soggetto suum nomen / infinito fore)
  • una principale in forma di domanda col verbo al congiuntivo dubitativo (cur….laeter)
  • una infinitiva dipendente dalla principale (meum consulatum…extitisse)

periodo [4] – Il periodo è formato da

  • una principale con imperativi coordinati  (…consulite….prospicite….conservate….defendite)
  • una principale coordinata per asindeto con la precedente, sempre all’imperativo (desinite)

periodo [5] – Il periodo è formato da

  • una principale (debeo sperare)
  • una infinitiva che dipende dalla principale (omnis deos…relaturos esse)
  • una relativa all’interno dell’infinitiva (qui …praesident)
  • una comparativa (ac mereor)

periodo [6] – Il periodo è formato da

  • una ipotetica (protasi) della realtà (si…obtigerit)
  • una principale (moriar)

ANALISI CONTESTUALE

Il brano è una testimonianza importante della serietà con cui il console Cicerone si è assunto l’incarico e l’onere di liberare i suoi concittadini romani dalla peste della congiura ordita da Catilina contro lo stato. Nel testo troviamo la descrizione  meticolosa delle minacce (caede > strage, vexatione > tormento, flamma > incendio, bello > guerra, vastitate > rovina) ormai stornate, del complotto; ma non è certo per suscitare o spavento o timore come reazione per una congiura che non esiste più. Si nota la consapevolezza dell’uomo di cultura e del politico di aver compiuto il proprio dovere, con l’aiuto del proprio ingegno e degli dèi. Qualunque sia la sorte di Cicerone, il destino che gli verrà riservato dovrà essere affrontato con il conforto di avere la coscienza tranquilla. Quella coscienza che in Cicerone spesso nelle Catilinarie sfiora la vanità di paragonarsi persino a Romolo, fondatore della città, mentre lui ne è stato il salvatore. Un vanto che ha anche il sapore della vittoria della legalità contro le oscure forze della violenza e della sovversione, l’esaltazione dell’attività di oratore e avvocato contro la bruta forza delle armi. E’ opportuno a questo proposito citare un’espressione  di Cicerone tratta dalla sua opera De officiis: «cedant arma togae» , cioè «le armi si inchinino alla toga». L’abnegazione di Cicerone lo porta poi ad invitare i concittadini a pensare al proprio benessere fisico, economico e sociale, dimenticandosi di proteggere lui, sapendo che gli dèi gli saranno grati per i suoi meriti; forse questo (apparentemente o no ?) è l’unica ricompensa che lui si aspetta.

Valete !

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