Nella «Medea» di Seneca, un aspetto molto importante da tenere in considerazione è la capacità dell’autore latino di simulare e di descrivere gli effetti fisici del furor, della rabbia folle, che pervade questa donna, personaggio «tragico» per eccellenza, in preda a terribili decisioni da prendere.
In questo passo, il colore del volto, i movimenti inconsulti, le manifestazioni visibili della «amentia», del «fuori di sé», sono tracciati con grande verosimiglianza e tragicità.

Seneca, Medea, vv. 849-861

[i numeri della traduzione corrispondono approssimativamente ai versi latini]

[traduzione]

Coro
Dove, menade cruenta, (850-851) viene trascinata a precipizio con amore crudele? (851-852) Quale delitto prepara con rabbiosa follia? (853-854) Il volto scosso fortemente dall’ira si irrigidisce (854-855) e la superba che agita il capo con movimento bestiale (856) minaccia il re. (857) Chi la crederebbe esule? (858) Le guance ardono rosseggianti, (859) il pallore mette in fuga il rossore. (860-861) Non conserva a lungo nessun colore nel volto che si disperde qua e là.

Chorus
Quonam cruenta maenas
praeceps amore saevo   850
rapitur? quod impotenti
facinus parat furore?—
vultus citatus ira
riget et caput feroci
quatiens superba motu 855
regi minatur ultro.
quis credat exulem?
flagrant genae rubentes.
pallor fugat ruborem,
nullum vagante forma 860
servat diu colorem.

Come si può notare dal testo,  dal punto di vista lessicale, la conferma a ciò che abbiamo detto è rappresentata da:

  • citatus      scosso
  • riget          è irrigidita
  • feroci motu       con un movimento bestiale
  • quatiens             scuotendo
  • flagrant     ardono
  • rubentes    rosseggianti
  • pallor       biancore
  • nullum colorem       nessun colore

Valete !

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