Le versioni di Cicerone sono tra le più dure da tradurre tra quelle di tutti gli autori latini: perché?

Chi era Cicerone?

Probabilmente uno tra i più famosi autori latini è stato Marco Tullio Cicerone. Nato nel 106 a.C. ad Arpino (oggi provincia di Frosinone), Cicerone faceva parte di una ricca famiglia dell’ordine equestre. Non era, cioè, un nobile di stirpe, ma un discendente di quegli uomini, seguaci dei populares di Gaio Mario, che si erano “fatti da soli”, costruendo la propria fortuna sul denaro e sulle capacità personali.

Cicerone venne a Roma, dove compì i suoi studi e fece fortuna come avvocato. Celebri erano le sue orazioni, veri e propri discorsi meditati e recitati quasi come in teatro. All’epoca, infatti, l’avvocato scriveva quelle che noi oggi chiameremmo arringhe con l’intento, certo, di difendere il cliente, ma anche e soprattutto di dare spettacolo. Un’orazione che conteneva le frasi di Cicerone diventava così una vera e propria opera letteraria, in grado di sopravvivere al tempo.

Cicerone

Cicerone si scontrò con Giulio Cesare, al quale addirittura imputò di aver velatamente spalleggiato la famosa congiura di Catilina, o quanto meno di averla tollerata fingendo di non vedere. A proposito di congiura di Catilina, Cicerone fu fiero avversario di un altro dei grandi autori latini del I secolo a.C.: Sallustio. Narratore sobio e implacabile delle vicende di pericolo per la res publica provocate da Lucio Sergio Catilina, Sallustio aveva uno stile estremamente incisivo e improntato sulle frasi brevi, in pratica l’opposto di Cicerone.

Sul finire della sua vita, Marco Tullio Cicerone prese le parti di Ottaviano (futuro Augusto) nella guerra civile conseguente alla morte di Cesare. Per questo motivo venne raggiunto nella sua villa di Formia da dei sicari assoldati da Antonio, l’altro contendente al potere, e venne ucciso. Le sue mani e la sua lingua, come monito, vennero esposte nel Foro romano.

 

Perché Cicerone è stato così famoso e così tanto tradotto?

Tradurre le versioni di Cicerone non è certo una passeggiata, e lo sanno benissimo gli studenti di latino. Fin dal terzo anno di liceo classico o scientifico, e fino alla maturità, si continua periodicamente a sudare sulle sue frasi contorte.

Cicerone è sicuramente diventato famoso e viene molto tradotto tra gli autori latini per via della sua abbondanza di subordinate. Gli studenti che stanno imparando a gestire la sintassi del periodo si trovano così di fronte a un sistema a scatole cinesi, con tante subordinate (fino al quarto o quinto grado) una dentro l’altra. Imparare a riconoscere le frasi di Cicerone, isolarle e tradurle correttamente, soprattutto con la giusta consecutio temporum, vuol dire non solo aver capito come tradurre Cicerone, ma essere potenzialmente in grado di tradurre qualunque autore latino.

Le strutture grammaticali preferite nelle frasi di Cicerone.

Le frasi di Cicerone sono note anche per le loro strutture grammaticali. Praticamente tutte le casistiche narrate nei libri di grammatica si ritrovano nelle sue versioni. I più diffusi sono gli ablativi assoluti, delle costruzioni nominali con il sostantivo in ablativo e il participio passato nello stesso caso.

Nelle versioni di Cicerone sono presenti anche molti costrutti modellati su gerundio e gerundivo. Le perifrastiche passive sono quindi all’ordine del giorno. Esse vanno tradotte con un senso di dovere, tipico di chi scrive arringhe per il Foro. Non va dimenticato anche che Cicerone fu un filosofo e pensatore molto prolifico, spiegando la propria visione della vita del buon cittadino romano: anche nelle opere filosofiche, quindi, ci sono molti costrutti che inneggiano al dovere o non dover fare una cosa.

Infine, nelle sue versioni, molto più che in quelle di altri autori latini, si trovano ellissi del verbo, strutture passivanti, verbi deponenti, subordinate implicite. Insomma, tutto quello che può mettere in difficoltà uno studente!

Sopravvivere a Cicerone senza diventare pazzi.

Come tradurre Cicerone senza diventare pazzi e mollare la scuola? Le strategie ci sono, basta saperle applicare. Innanzitutto, studiare benissimo la grammatica. Se si conoscono tutti i trucchetti del latino è più facile sopravvivere all’arpinate senza gettare il dizionario dalla finestra. In secondo luogo, usare proprio il nostro amico dizionario. Mai cercare su internet o su compendi di letteratura le frasi già fatte di Cicerone: le traduzioni libere e ricche, magari fatte da illustri latinisti, spesso forzano la grammatica in favore della forma, e uno studente non capisce più di cosa si stia parlando.

 

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