La felicità:

una condizione di vita, un concetto astratto su cui  l’uomo si interroga sin dagli albori della civiltà, un desiderio costantemente presente nell’animo di ogni individuo. Vediamo come la saggezza latina ha inquadrato e analizzato il significato di questa astrazione, che rappresenta un modo di essere e uno scopo comune di tutti noi.

 

Cominciamo con una frase di Seneca.

 

«ad manum est quod sat est. Cui cum paupertate bene convenit dives est».

Seneca, Epistulae ad Lucilium – 4, 11

«Ciò che basta è a portata di mano: chi vive in armonia con la povertà è ricco».

Seneca qui vuole incitare l’amico Lucilio, a cui sono dedicate le Epistulae, a trovare la felicità nei bisogni naturali, non nei desideri smodati che possono essere soddisfatti con la ricchezza. Noi abbiamo la ricchezza e là felici a portata di mano. Poco prima aveva detto: “si suda per avere il superfluo. È questo il comportamento che logora la toga “, intendendo con ciò che l’eccessivo affaccendarsi nel Foro logorava la toga (la toga era l’abito che potremmo definire la veste “ufficiale” del cittadino romano, che era tenuto a indossarla soprattutto per assolvere impegni di natura politica o semplicemente per partecipare alla vita pubblica). In sostanza, la vera felicità, quella che il saggio persegue, risiede nella semplicità dei desideri basilari del nostro essere.

Valete!

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